Vi ricordiamo che in passato il personaggio della moglie di Ryan era stato interpretato in Caccia a ottobre rosso da Gates McFadden e da Anne Archer in Giochi di potere e Sotto il segno del pericolo, mentre in Al vertice della tensione aveva il volto di Bridget Moynahan.
Sotto il segno del pericolo scaricare film
ROMA - Una vergogna nazionale per l'Australia, un dramma senza paragoni per la popolazione aborigena, un crimine legalizzato particolarmente odioso: perché a esserne vittime erano gli innocenti, i bambini indigeni delle tribù sparse in quell'immenso Paese. Strappati alle loro famiglie con la forza, per essere educati alla maniera "bianca" - cioè cristiana - in istituti di accoglienza simili a lager. E con le femmine destinate, quasi sempre, a diventare domestiche nelle case dei coloni, spesso vittime degli abusi sessuali dei padroni.A squarciare il velo su questo fenomeno, ammesso dalla legge fino al 1970, è La generazione rubata, film diretto dall'australiano trapiantato a Hollywood Phillip Noyce (Giochi di potere, Sotto il segno del pericolo, Il collezionista di ossa). E che stavolta abbandona i kolossal ad alto budget per tornare in patria. Raccontando la storia - vera - di tre bambine, due sorelle e una cuginetta, che nel 1930 vengono prelevate con la forza dal villaggio natale di Jigalong, separate dalla madre e portate in istituto. Ma, guidate dalla forza e dall'indomabilità della più grande, Molly, sceglieranno la fuga. Un'odissea di oltre 1.200 miglia, avendo come unica guida, per ricongiungersi alla mamma, il lunghissimo recinto dei conigli fatto costruire dalle autorità per proteggere le coltivazioni (da qui il titolo originale della pellicola, Rabbit-proof fence).Campione d'incassi in Australia, forte della colonna sonora di Peter Gabriel e della bravura delle giovanissime interpreti (affiancate da un veterano come Kenneth Branagh, nella parte del prete cattivo), La generazione rubata - sui nostri schermi dal 22 novembre, con distribuzione Buena Vista - è tratto da un libro best seller scritto da Doris Pilkington Garimara, che è la figlia del personaggio principale, Molly. E proprio lei, Doris - una dolcissima, determinata signora aborigena di 65 anni - oggi è a Roma per presentare il film, insieme al regista: "Vedere la mia opera portata sul grande schermo è stato sorprendente - racconta - l'ho vista diventare viva. Anch'io come mia madre sono strata strappata alla mia famiglia, e portata nell'istituto di Moon River che vedete nella pellicola. Una violenza che ho subìto per colpa del governo, ma soprattutto della Chiesa".Un trauma superato grazie al successivo ricongiungimento con i suoi cari, e grazie anche alla scrittura: "Ho fatto molti passi avanti - continua la Pilkington - solo adesso, ad esempio, mi sto riappropriando della mia lingua natia. Il prossimo passaggio, che è anche il mio prossimo progetto, è scrivere racconti per bambini. In entrambe le lingue". Quanto alla madre, la Molly del film, la figlia la descrive così: "E' una donna aborigena che ha ancora lo stesso spirito con cui la vedete raffigurata sullo schermo: sa esattamente quello che vuole, certamente più di me e dei miei nipoti. E' lei a controllare tutto, a tenere la famiglia unita".Una personalità fortissima che emerge con chiarezza anche dalla pellicola. Per questo, come spiega il regista, scegliere l'attrice giusta (la quattordicenne Everlyn Sampi) è stato fondamentale: "Il suo volto - spiega Noyce - doveva incarnare quindicimila anni di cultura aborigena; ma anche la faccia di ognuno di noi. Perché tutti dobbiamo identificarci nella sua storia".Una vicenda raccontata affidandosi più alle emozioni, e al paesaggio, che ai dialoghi. E dunque una novità, anche stilistica, per un cineasta considerato specialista di action-movie: "Ero a Hollywood da dieci anni - spiega Noyce - avevo fatto grossi film, guadagnando molto. Credevo che la mia vita fosse completa. Poi una notte (colpa del fuso orario) mi è squillato il telefono: era l'autrice dello script, Christine Olsen, dall'Australia. Tre mesi dopo ho letto la sua sceneggiatura, che ho trovato straordinaria".Da qui la decisione di tornare nel suo Paese, in quello che lo stesso regista definisce "un viaggio verso casa, verso le mie radici". E il risultato è un film che, anche visto qui nell'altro emisfero, non può lasciare indifferente lo spettatore.(7 novembre 2002)
Scrittore e uomo politico italiano. Esordisce sotto il segno di una prosa poetica (Favole della dittatura, 1950; La Sicilia, il suo cuore, 1952) che lascia però presto il passo ad una vena che si rivelerà per lui più feconda. A dire dello stesso Sciascia, la sua cifra più autentica affonda infatti le radici in una materia saggistica che assume i modi del racconto. Questa direzione è subito evidente fin da Le parrocchie di Regalpetra (1956) e Gli zii di Sicilia (1958), che mostrano come gli spunti di cronaca isolana si sappiano fare pretesto e cornice per indagare sul costume sociale e le sue degenerazioni.Esempi ancor più compiuti in tal senso saranno Il giorno della civetta (1961) e A ciascuno il suo (1966), che affrontano il tema...
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Sotto il segno del pericolo. (1994) Quando il suo mentore, l'Ammiraglio James Greer, si ammala gravemente, Jack Ryan viene assegnato alla carica di Vice Direttore dell'Intelligence della CIA. Il suo primo incarico: indagare sull'assassinio di un amico del Presidente, un importante uomo d'affari americano con segreti legami con i cartelli della droga colombiani. All'insaputa di Ryan, la CIA ha già inviato un suo agente operativo per guidare una forza paramilitare contro i signori della droga colombiani. Intrappolato tra due fuochi, Ryan prende le redini della situazione, mettendo a repentaglio la sua carriera e la sua vita per l'unica causa in cui ancora crede: la verità. 2ff7e9595c
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